Mitologia e religione nel primo Gadda
					
	
		©2004
		Magisterarbeit
		
			
				106 Seiten
			
		
	
				
				
					
						
					
				
				
				
				
			Zusammenfassung
			
				Inhaltsangabe:Introduzione:	
Nella sterminata bibliografia su Gadda (Milano 1893 - Roma 1973) mancano studi sistematici sulla stilistica delle fonti. Sono stati messi in luce i suoi legami con Manzoni e con la tradizione lombarda, ma non sono ancora stati analizzati i suoi rapporti con la tradizione classica e cristiana.
Gadda è conosciuto dal grande pubblico sopratutto per il suo celebre romanzo Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana; molto meno noti sono invece i suoi diari di guerra o i primi romanzi. Anche la critica si è occupata prevalentemente del Pasticciaccio, dimenticando spesso di inserire nelle ricerche tematiche le prime opere.
Questo lavoro si propone di studiare quale tipo di cultura classica e cristiana possieda Gadda e come proceda nei confronti della tradizione. Lo studio si concentra sui primi romanzi (La Madonna dei Filosofi, Il Castello di Udine, Un Fulmine sul 220 e LAdalgisa) e analizza come Gadda utilizzi elementi mitologici e religiosi, in quale momento li inserisca, con quale funzione, e per ottenere quale effetto.
Su questo argomento esiste unicamente lo studio di Rinaldi, che analizza un elemento mitologico in particolare. Essendo il campo ancora praticamente inesplorato si intende accertare in modo generale se vi sia un modo specifico con cui Gadda si confronta con la mitologia e la religione, o se gli elementi abbiano funzioni diverse. Come detto il presente studio si iscrive nella tradizione della stilistica delle fonti, ma proprio la matrice fonti risulta problematica nel caso di Gadda.
Lipotesi è che la Bibbia e la liturgia, come i miti, non siano fonte dispirazione a cui Gadda si rifà per narrare un episodio religioso o mitico, ma che gli elementi religiosi e mitologici siano un modo per parlare daltro. Anche la linea della parodia è rilevante per questa analisi.
Mancando uno studio analogo ci si trova talvolta privi di supporti critici con cui fare dei paragoni, che possano supportare o smentire le tesi e le affermazioni, ma la difficoltà maggiore consiste nella scelta della metodologia danalisi. Lo studio di Rinaldi, benché tematicamente affine, non offre un approccio applicabile a unindagine sistematica degli elementi mitologici (e religiosi). È stato scelto come modello danalisi Il libro di Jacopo. Scrittura sacra nellOrtis di Terzoli che si rivela un illustre esempio per questo tipo di indagine.
Risolto il problema della metodologia rimane da delimitare lambito della ricerca. Per la prima […]
	Nella sterminata bibliografia su Gadda (Milano 1893 - Roma 1973) mancano studi sistematici sulla stilistica delle fonti. Sono stati messi in luce i suoi legami con Manzoni e con la tradizione lombarda, ma non sono ancora stati analizzati i suoi rapporti con la tradizione classica e cristiana.
Gadda è conosciuto dal grande pubblico sopratutto per il suo celebre romanzo Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana; molto meno noti sono invece i suoi diari di guerra o i primi romanzi. Anche la critica si è occupata prevalentemente del Pasticciaccio, dimenticando spesso di inserire nelle ricerche tematiche le prime opere.
Questo lavoro si propone di studiare quale tipo di cultura classica e cristiana possieda Gadda e come proceda nei confronti della tradizione. Lo studio si concentra sui primi romanzi (La Madonna dei Filosofi, Il Castello di Udine, Un Fulmine sul 220 e LAdalgisa) e analizza come Gadda utilizzi elementi mitologici e religiosi, in quale momento li inserisca, con quale funzione, e per ottenere quale effetto.
Su questo argomento esiste unicamente lo studio di Rinaldi, che analizza un elemento mitologico in particolare. Essendo il campo ancora praticamente inesplorato si intende accertare in modo generale se vi sia un modo specifico con cui Gadda si confronta con la mitologia e la religione, o se gli elementi abbiano funzioni diverse. Come detto il presente studio si iscrive nella tradizione della stilistica delle fonti, ma proprio la matrice fonti risulta problematica nel caso di Gadda.
Lipotesi è che la Bibbia e la liturgia, come i miti, non siano fonte dispirazione a cui Gadda si rifà per narrare un episodio religioso o mitico, ma che gli elementi religiosi e mitologici siano un modo per parlare daltro. Anche la linea della parodia è rilevante per questa analisi.
Mancando uno studio analogo ci si trova talvolta privi di supporti critici con cui fare dei paragoni, che possano supportare o smentire le tesi e le affermazioni, ma la difficoltà maggiore consiste nella scelta della metodologia danalisi. Lo studio di Rinaldi, benché tematicamente affine, non offre un approccio applicabile a unindagine sistematica degli elementi mitologici (e religiosi). È stato scelto come modello danalisi Il libro di Jacopo. Scrittura sacra nellOrtis di Terzoli che si rivela un illustre esempio per questo tipo di indagine.
Risolto il problema della metodologia rimane da delimitare lambito della ricerca. Per la prima […]
Leseprobe
Inhaltsverzeichnis
Lara Monighetti Petit 
Mitologia e religione nel primo Gadda 
ISBN: 978-3-8366-2969-0 
Herstellung: Diplomica® Verlag GmbH, Hamburg, 2009 
Zugl. Universität Basel, Basel, Schweiz, Magisterarbeit, 2004 
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© Diplomica Verlag GmbH 
http://www.diplomica.de, Hamburg 2009 
1
L
ARA 
M
ONIGHETTI
M
ITOLOGIA E RELIGIONE
NEL PRIMO 
G
ADDA
Referente: 
    Coreferente: 
Prof. Dr. M.A. Terzoli 
Prof. Dr. G. Regn 
Ordinarius für Italienische Literatur   
Ordinarius für Italienische Philologie 
Universität 
Basel 
   Ludwig 
Maximilians 
Universität 
Romanisches 
Seminar   Institut für Italienische Philologie 
Stapfelberg 
7-9    Ludwigstrasse 
25 
CH-4051 
Basel    D-80539 
München 
2
I
NDICE
1. 
Introduzione 
        p. 
4 
Parte I 
p.  7 
2. 
Materia 
e 
motivazioni 
       p. 
8 
3. 
Presentazione 
degli 
elementi 
mitologici 
    p. 
11 
3.1 Schede 
per 
gli 
Indici   
p. 11 
3.2 
Funzione stilistica degli elementi mitologici  
p. 14 
3.2.1  Ekphrasis 
p. 15 
3.2.2 
Metafora 
      p. 
16 
3.2.3 
Paragone 
      p. 
18 
3.2.4 
Elenco 
       p. 
19 
3.2.5 
Epigrafe 
e 
citazione 
     p. 
20 
3.3 
Gadda e la tradizione classica 
p. 21 
4. 
Presentazione 
degli 
elementi 
religiosi     p. 
23 
4.1 Schede 
per 
gli 
Indici   
p. 23 
4.2 
Funzione stilistica degli elementi religiosi   
p. 23 
4.2.1  Ekphrasis 
p. 24 
4.2.2 
Metafora 
      p. 
25 
4.2.3 
Paragone 
      p. 
27 
4.2.4 
Elenco 
       p. 
28 
4.2.5 
Citazione 
      p. 
29 
4.3 
Forme narrative di matrice cristiana   
p. 34 
4.3.1 
Preghiera 
      p. 
35 
4.3.2 
Racconto 
apocalittico 
     p. 
37 
4.3.3 
Laude 
       p. 
40 
4.3.4   Exemplum 
p. 42 
4.3.5 
Racconto 
agiografico 
     p. 
47 
4.4 
Gadda e la tradizione cristiana 
p. 50 
Parte II 
p. 53 
5. 
La società musogonica (o lo Stangermann purgatorio) 
p. 54 
6. 
Il Credo nel Politecnico (o il paradiso cavigiolo)   
p. 63 
7. 
La 
figura 
del 
prete 
       p. 
69 
8. 
I 
soldati: 
santi 
e 
martiri       p. 
80 
8.1 
Il francescanesimo: l'umile fante vs. il soldato d'Italia 
p. 82 
8.2 
Il 
sacrificio 
       p. 
84 
3
Parte III 
p.  88 
9. 
Conclusione 
        p. 
89 
10. 
Tavola 
delle 
sigle 
       p. 
92 
11. 
Bibliografia 
        p. 
93 
Appendice   
p.  97 
12.1 
Elementi 
mitologici 
      p. 
98 
12.2 Elementi 
religiosi 
    p.101 
4
1.
I
NTRODUZIONE
Nella sterminata bibliografia su Gadda (Milano 1893 - Roma 1973) mancano 
studi sistematici sulla stilistica delle fonti. Sono stati messi in luce i suoi legami con 
Manzoni e con la tradizione lombarda, ma non sono ancora stati analizzati i suoi 
rapporti con la tradizione classica e cristiana.  
Gadda è conosciuto dal grande pubblico sopratutto per il suo celebre romanzo 
Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana; molto meno noti sono invece i suoi diari di 
guerra o i primi romanzi. Anche la critica si è occupata prevalentemente del 
Pasticciaccio, dimenticando spesso di inserire nelle ricerche tematiche le prime opere. 
Questo lavoro si propone di studiare quale tipo di cultura classica e cristiana 
possieda Gadda e come proceda nei confronti della tradizione. Lo studio si concentra sui 
primi romanzi (La Madonna dei Filosofi, Il Castello di Udine, Un Fulmine sul 220 e 
L'Adalgisa) e analizza come Gadda utilizzi elementi mitologici e religiosi, in quale 
momento li inserisca, con quale funzione, e per ottenere quale effetto. 
Su questo argomento esiste unicamente lo studio di Rinaldi,
1
 che analizza un 
elemento mitologico in particolare. Essendo il campo ancora praticamente inesplorato si 
intende accertare in modo generale se vi sia un modo specifico con cui Gadda si 
confronta con la mitologia e la religione, o se gli elementi abbiano funzioni diverse. 
Come detto il presente studio si iscrive nella tradizione della stilistica delle fonti, ma 
proprio la matrice "fonti" risulta problematica nel caso di Gadda.  
L'ipotesi è che la Bibbia e la liturgia, come i miti, non siano fonte d'ispirazione 
a cui Gadda si rifà per narrare un episodio religioso o mitico, ma che gli elementi 
religiosi e mitologici siano un modo per parlare d'altro. Anche la linea della parodia è 
rilevante per questa analisi.  
Mancando uno studio analogo ci si trova talvolta privi di supporti critici con cui 
fare dei paragoni, che possano supportare o smentire le tesi e le affermazioni, ma la 
difficoltà maggiore consiste nella scelta della metodologia d'analisi. Lo studio di 
Rinaldi, benché tematicamente affine, non offre un approccio applicabile a un'indagine  
1
 R.
R
INALDI
,
I dioscuri senza Leda: biografia e letteratura nel primo Gadda, in La coscienza infelice. 
Carlo Emilio Gadda, a cura di A.
A
NDREINI E 
M.
G
UGLIEMINETTI
, Milano, Guerini e Associati, 1996, pp. 
41-95. 
5
sistematica degli elementi mitologici (e religiosi). È stato scelto come modello d'analisi 
Il libro di Jacopo. Scrittura sacra nell'Ortis di Terzoli
2
 che si rivela un illustre esempio 
per questo tipo di indagine. 
Risolto il problema della metodologia rimane da delimitare l'ambito della 
ricerca. Per la prima fase, nelle schede, non sono inclusi nelle tabelle esclamazioni, 
imprecazioni, ingiurie e bestemmie, in quanto fanno parte del linguaggio gaddiano e 
non apportano profondità a questo tipo di ricerca; questa tipologia di elementi è 
frequente e ripetitiva, e sarebbe interessante per uno studio lessicale ma non per 
l'indagine che qui si intende affrontare. Nei testi compaiono riferimenti all'anima
3
 e a 
nomi di santi (come toponimi o indicanti una data) che, data la frequenza con cui Gadda 
li impiega, dovrebbero essere studiati separatamente, e non figurano dunque nel 
materiale raccolto. Questa analisi non si occupa di studiare sistematicamente la cultura 
di Gadda, diversamente occorrerebbe considerare le sue letture, gli autori che ama 
citare, i personaggi storici a cui fa riferimento, le correnti di pensiero che menziona. 
Anche l'aspetto autobiografico non è qui messo in luce. Per alcuni elementi esaminati, 
in particolare per l'ekphrasis, è stato possibile dare solo una panoramica, senza poter 
offrire un'analisi esaustiva. 
Il metodo scelto è quello di un'analisi a due livelli: per la microstruttura si 
analizza la funzione stilistica, per la macrostruttura la struttura narrativa. Un'analisi 
quantitativa, svolta al momento della schedatura, non basta infatti a indagare il retroterra 
di Gadda. Lavorare inoltre con l'ipotesi delle "fonti", matrice che è spesso utilizzata in 
questo tipo di ricerca, non avrebbe permesso di approfondire l'analisi. Per dare lo stesso 
peso e valore a questioni stilistico-strutturali come a quelle tematiche, si analizzano in 
modo approfondito, nella seconda sezione, degli esempi significativi di come Gadda usi 
gli elementi religiosi e mitologici. 
Il lavoro sarà strutturato in tre grandi parti. La prima (capitoli 1-4) di carattere 
generale, la seconda (capitoli 5-8) con alcuni elementi specifici presi dalla prima parte e 
2
 M.
A.
T
ERZOLI
, Il libro di Jacopo. Scrittura sacra nell'Ortis, Roma, Salerno, 1988. 
3
 Esiste uno studio su questo tema che purtroppo considera solo en passant le opere qui considerate e 
sarebbe quindi opportuna un'analisi ulteriore. Da una prima immersione nel tema mi sembra che i testi 
offrano molto materiale interessante per la tesi di Leucadi (cfr. G.
L
EUCADI
, Il naso e l'anima. Saggio su 
Carlo Emilio Gadda, Bologna, Il Mulino, 2000). 
6
analizzati in modo approfondito (non è infatti possibile per ogni elemento schedato 
fornire qui un'analisi esaustiva) e infine la terza parte (capitolo 9) con le conclusioni. 
La prima parte è introduttiva, ed è costituita da tre capitoli. L'obiettivo del primo 
è di definire l'oggetto dell'analisi e di spiegarne la scelta e le motivazioni. Si presenta 
dunque l'autore considerato, la parte della produzione letteraria esaminata e il motivo 
per cui si lavora su religione e mitologia (capitolo 2). Il secondo e il terzo capitolo sono 
strutturati in modo abbastanza simile: vi si presentano gli elementi mitologici (capitolo 
3) e quelli religiosi (capitolo 4). Per entrambe categorie sono presentate le schede degli 
elementi, condensate in una tabella (appendice 12.1 e 12.2) che può essere letta anche 
come completamento degli Indici
4
 (capitoli 3.1 e 4.1). Nel capitoletto successivo si 
esaminano le funzioni stilistiche che gli elementi raccolti ricoprono (capitoli 3.2 e 4.2); 
si considera dunque la microstruttura. Per la religione è stato possibile studiare anche le 
forme narrative di matrice cristiana (capitolo 4.3), ovvero la macrostruttura. Questi tre 
passaggi permettono di illustrare nei primi risultati come Gadda proceda nei confronti 
della tradizione classica e cristiana (capitoli 3.3 e 4.4). 
Dopo questa parte di ordine generale segue una parte esemplificativa, in cui sono 
studiati alcuni elementi ricorrenti: la società musogonica (capitolo 5), il Credo nel 
Politecnico (capitolo 6), la figura del prete (capitolo 7) e i soldati come santi e martiri 
(capitolo 8). Quest'analisi, di tipo tematico, permette di esaminare in modo più mirato 
alcuni elementi e di verificare se le conclusioni a cui aveva portato l'indagine "di 
superficie" è confermata da questa "di profondità".  
In conclusione, nella terza parte (capitolo 9), anche tramite il confronto tra 
mitologia e religione, si tenta di chiarire quale sia il retroterra gaddiano, come utilizzi la 
tradizione nei suoi testi e quale effetto voglia creare. Si indicheranno anche quali siano 
le novità apportate dall'analisi e quali campi non siano stati esplorati, questi 
determineranno le direzioni delle prossime ricerche. 
4
 C.
E.
G
ADDA
, Bibliografia e Indici, a cura di D.
I
SELLA
,
G.
L
UCCHINI E 
L.
O
RLANDO
,  Milano, Garzanti, 
1993. Nel testo verrà indicato solo come Indici.  
7
P
ARTE 
I 
8
2.
L
A MATERIA E MOTIVAZIONI
Nel titolo della presente ricerca compare l'indicazione che si lavora sul "primo 
Gadda". Con questa definizione convenzionale si intende il Gadda narratore tra la prima 
e la seconda guerra mondiale, non il debuttante che scrive i diari di guerra (dal fronte e 
in prigionia), né lo scrittore affermato di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana 
(pubblicato a partire dal 1946). È il Gadda che scrive e pubblica nel periodo fascista che 
verrà analizzato. L'etichetta "primo Gadda" è qui estesa al 1944, quando pubblica 
L'Adalgisa. 
Gadda
5
 comincia a scrivere durante la prima guerra mondiale; rientrato a 
Milano, interrompe la scrittura fino al 1924, quando comincia la stesura del Racconto 
italiano del Novecento, che abbandona poi nel 1925, anno in cui viene instaurato il 
regime fascista. La mia analisi si occupa degli anni 1925-1945: all'interno di questo 
periodo sono prese in considerazione solo gli scritti comparsi in volume (escluse le 
traduzioni e le raccolte di prose): La Madonna dei filosofi (1931; MdF);
6
 Il Castello di 
Udine (1934; CdU);
7
 e  L'Adalgisa. Disegni milanesi (1944; L'A).
8
 Viene incluso anche 
Un fulmine sul 220 (F220),
9
 che, benché pubblicato postumo nel 2000 da Isella, fu 
ideato nel 1931 e scritto, senza essere dato alle stampe, tra il 1932 e il 1936. La stesura, 
certamente non definitiva, è dunque stata fatta negli anni che ci interessano, e uno 
spunto del romanzo è apparso nel 1941. La materia di questo romanzo verrà poi ripresa 
e rielaborata per L'Adalgisa. La decisione di includere F220 è da intendersi anche 
5
 Non si ricorda qui la vita di Gadda perché non sono state svolte delle indagini in questo senso e 
l'elemento biografico risulta marginale in questa analisi. Rinvio dunque per la biografia alla seguente 
bibliografia: G.
C.
F
ERRETTI
, Ritratto di Gadda, Roma-Bari, Laterza, 1987; A.
P
ECORARO
, Gadda, Roma-
Bari, Editori Laterza, 1998; G.
C.
R
OSCIONI
,  Il duca di Sant'Aquila. Infanzia e giovinezza di Gadda, 
Milano, Arnoldo Mondadori, 1997; A.
S
ERONI
, Carlo E. Gadda, Firenze, La Nuova Italia, («I castori»), 
1969 (2. ed.1971). 
6
  Nel testo l'opera C.E.
G
ADDA
,  La Madonna dei filosofi sarà indicata con la sigla MdF e si riferisce 
all'edizione compresa in C.
E.
G
ADDA
,  Romanzi e Racconti I, a cura di R.
R
ODONDI
,
G.
L
UCCHINI
,
E.
M
ANZOTTI
, edizione diretta da D.
I
SELLA
, Milano, Garzanti, 1988 (= RRI), pp. 3-107. 
Sono state riprese le stesse sigle che compaiono in RRI. 
7
 Nel testo sarà indicato con CdU e si riferisce all'edizione C.E.
G
ADDA
, Il castello di Udine, in RRI,
pp.
109-281
. 
8
 Nel testo sarà indicato con L'A e si riferisce all'edizione C.E.
G
ADDA
, L'Adalgisa, in RRI, pp. 283-564. 
9
 L'edizione a qui si farà riferimento nell'analisi, indicandola con la sigla F220 è C.
E.
G
ADDA
,  Un 
fulmine sul 220, a cura di D.
I
SELLA
, Milano, Garzanti, 2000. 
9
motivata dalla necessità di studiare questo testo, da poco noto: è un elemento nuovo 
nella ricerca gaddiana e mi è parso importante includerlo.
10
Non sarebbe necessario giustificare la scelta di esplorare il modo in cui Gadda si 
relaziona nei confronti della tradizione classica; la stilistica delle fonti è una prassi nota 
e lo studio delle fonti mitologiche e bibliche (o liturgiche) per un autore italiano del 
Novecento è un "classico" della scrittura critica. Essendo questo campo ancora 
inesplorato per il nostro autore e combinandosi la matera con i miei interessi è nata la 
decisione di occupami proprio di questo aspetto.  
Per la cultura classica si conosce la biblioteca di Gadda,
11
 le sue letture, i suoi 
interessi, ma per il resto sembra che non sia ancora stato evidenziato che la mitologia 
compare nell'opera gaddiana non solo nel titolo Eros e Priapo o nei nomi di alcuni 
personaggi del Pasticciaccio, come Enea e Diomede.
12
 Solo lo studio di Rinaldi
13
 verte 
in modo specifico sul problema della mitologia.  
Sul rapporto con la religione si trovano degli indizi, di tipo biografico, nelle 
pagine di Il duca di Sant'Aquila di Roscioni; ma a livello di analisi dei testi, dei suoi 
"tributi" alla cultura cristiana, vi è un vacuum. È noto che Gadda proviene da un 
ambiente cattolico; egli stesso lo riconosce in un'intervista di Dacia Maraini
14
 ma 
afferma che né il padre né la madre erano «eccessivamente osservanti» ma «avevano il 
rispetto per le forme».
15
 E di sé stesso dice: «certo l'educazione cattolica ha influito 
molto su di me. Perché io prendevo sul serio l'idea del peccato, i rimorsi, le 
confessioni».
16
 Gadda afferma di aver partecipato sentimentalmente alla religione fino 
alla pubertà
17
 e di essersene liberato grazie ad un professore che gli aveva parlato della  
10
 L'indice fornito per gli elementi religiosi e quello per gli elementi mitologici sono i primi per il F220, 
dato che al momento della stesura degli Indici, l'opera non era ancora nota. Cfr. appendice 12.1 e 12.2. 
11
 Vedi ad esempio P.
I
TALIA
,  Glossario di Carlo Emilio Gadda ´milanese´. Da "La meccanica" a 
"L'Adalgisa, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1998. 
12
 Su queste figure vedi le osservazioni di Bertoni in F.
B
ERTONI
, Il modello della pittura, in Id., La verità 
sospetta. Gadda e l'invenzione della realtà, Torino, Einaudi, 2001, pp. 223-26. 
13
 R.
R
INALDI
,
I dioscuri senza Leda, cit., pp. 53-57. 
14
 C. E.
G
ADDA
, Carlo Emilio Gadda come uomo, in Id., "Per favore, mi lasci nell'ombra". Interviste 
1950-1972, a cura di C. V
ELA
, Milano, Adelphi, 1993, pp. 154-74 (a p. 155). Il volume sarà indicato con 
Interviste. 
15
 Ivi., p. 160. 
16
 Ibid. 
17
 Dice la sorella Clara in un'intervista: «era [Gadda] religioso perché era la tradizione di famiglia, e 
quindi ricordo che andavamo tutti a messa col papà, la mamma, noi tre ragazzi nella chiesa di San 
Simpliciano», da C. E.
G
ADDA
, Carlo Emilio Gadda, in Interviste, pp. 207-32 (a p. 225). 
10
teoria dell'evoluzione. Sarebbe interessante uno studio approfondito sul rapporto che 
Gadda intratteneva con la religione, prendendo in considerazione anche le sue lettere; 
ma concentriamoci dapprima sulla presenza nei primi romanzi degli elementi religiosi e 
mitologici, cominciando da questi ultimi. 
11
3.
P
RESENTAZIONE DEGLI ELEMENTI MITOLOGICI
18
Ho scelto lo stesso metodo per esaminare tanto gli elementi mitologici quanto 
quelli religiosi (capitolo 4). Dapprima la fase della schedatura, di cui presento un sunto 
nel capitolo 3.1 (e 4.1) e di cui fornisco i risultati sotto forma di tabella, riportata in 
appendice (capitolo 11.1. e rispettivamente 11.2). Segue l'analisi della microstruttura, in 
cui si presentano le funzioni stilistiche degli elementi considerati, per comprendere in 
quale modo Gadda usi la mitologia (e la religione). Si passa poi alla macrostruttura: le 
forme narrative di ispirazione classica (e religiosa) sono portate alla luce per verificare 
se Gadda proceda allo stesso modo, nei confronti della tradizione, a livello 
dell'organizzazione del testo,. A questo punto verranno presentate le prime conclusioni. 
Provvisorie perché nella seconda sezione si procederà alla loro riprova tramite degli 
esempi scelti, e solo a quel punto, tramite anche il paragone degli esiti della ricerca per 
l'ambito mitologico e religioso, sarà possibile giungere a delle conclusioni definitive.  
3.1
S
CHEDE PER GLI 
I
NDICI
Nel  corpus  da me studiato, sono stati schedati circa centocinquanta elementi 
mitologici, tra cui figurano riferimenti alla mitologia greca, romana, babilonese, egizia e 
nordica. Prevale la mitologica greca, segue la romana (anch'essa presente in modo 
cospicuo), poi la babilonese, l'egizia e la nordica. Si tratta per la grande maggioranza di 
nomi di divinità o eroi, e vi sono alcuni riferimenti a luoghi e fiumi dell'oltretomba. 
Molti di questi termini erano incompleti (talora mancanti) negli Indici e si spera di 
offrire qui una sistemazione per quanto concerne gli elementi considerati. Alla fine di 
questa ricerca è stata allegata una tabella
19
 in cui compaiono i termini in ordine 
alfabetico, le indicazioni presenti negli Indici riferiti alle tre opere, e i riferimenti 
riscontrati. Va considerato che per Un fulmine sul 220 si tratta del primo indice 
disponibile. A differenza degli Indici, sono state separate le schede del mondo romano 
da quello greco (un'indicazione per la voce "Venere" e una per la voce "Afrodite"). Gli 
Indici contengono solo i nomi propri, di persona o luogo; nella mia tabella figurano 
18
 Per la stesura di questo capitolo faccio riferimento alle mie schede, condensate in una tabella, riportata 
in appendice 12.1 Elementi mitologici.  
19
 Vedi appendice 12.1 Elementi mitologici. 
12
anche nomi comuni, come "mito" o "gigante". All'inizio dell'appendice 12.1 è stata 
posta una tabella relativa al campo semantico di "mito"; segue la tabella con le schede 
dei vari elementi mitologici, e infine vi è una tabella relativa al campo semantico di 
"musa". Sulla destra compaiono le indicazioni presenti negli Indici per fornire al lettore 
un confronto diretto che permetta di valutare quali siano le voci schedate per la prima 
volta o completate solo ora. 
I termini ricorrenti sono: mito (sei schede), Sardanapalo (sei), Apollo (cinque), 
Giove (cinque), Saturno (cinque), Venere (cinque), Erebo (quattro), Sisifo (quattro) e 
società musogonica (quattro). Il numero delle schede non deve però trarre in inganno: 
Sardanapalo figura sì sei volte, ma cinque nello stesso capitolo (in Teatro, MdF, è il 
nome di un personaggio della pièce), dunque non si può affermare che sia un nome 
mitologico particolarmente presente a Gadda. Il numero di ricorrenze non basta dunque 
a determinare quale personaggio (o episodio) sia una forte fonte di ispirazione gaddiana. 
Solo per "mito" e per "musa" si può parlare di una certa importanza perché sono 
presenti anche nei loro derivati in modo significativo (ho per questo deciso di 
occuparmi della "società musogonica" come elemento esemplificativo nella seconda 
parte
20
). 
"Mito" e le parole del suo campo semantico figurano nelle opere considerate sei 
volte al singolare
21
 e una volta al plurale. Il termine "mitologia" è un hapax, mentre 
l'aggettivo "mitologico" ricorre due volte al maschile singolare, una volta al femminile 
singolare e una al plurale. È interessante esaminare in quale contesto compaia il termine 
"mito" per individuare quale valore abbia per Gadda. Lo usa dapprima in riferimento 
alla guerra: 
Il parlare della guerra e della pace come di un mito, o come del terremoto, è cosa ripugnante in un 
uomo e in un cittadino [...] La guerra si deve volere o non volere da uomini: il parlare della guerra 
e del governo come di un mito non è cosa degna da uomini (CdU, p. 129). 
Il fascismo fece della prima guerra mondiale il suo mito per eccellenza, uno di quelli 
che non poteva essere attaccato o scalfito, e in questa citazione sembra che Gadda 
commenti questa ideologia e vi si opponga
22
. La guerra, secondo lui, non deve essere un 
20
 Vedi capitolo 5 Società musogonica. 
21
 Mito: CdU 129, 130, 132; L'A 314, 385, 401; miti: CdU 186; mitologia: F220 129; mitologico: F220 
128; L'A 484; mitologica: L'A 136; mitologiche: MdF 23. 
22
 Vedi capitolo 8 I soldati: santi e martiri. 
13
mito ma è e deve rimanere una realtà. Ancora nel capitolo Elogio di alcuni valentuomini 
usa "mito" parlando del Principe:  «Leggendo certe pagine del Principe non si riesce 
quasi a capire se sono verità o ferocia o spasimante ironia. Forse i tre termini sono uno 
solo, fuori dal minestrone dei miti. Navigare nella minestra, ma cercare di capire come è 
fatta» (CdU, p. 130). Il termine compare dunque ancora in riferimento (anche se in 
modo meno diretto) alla guerra. Stesso contesto per la terza citazione: «Il mito della 
furberia è un ignobile e turpe mito» (CdU, p. 132). La quarta volta in cui Gadda usa 
"mito", lo riferisce non alla guerra ma all'immaginario della gente:  
E allora l'avvocato Cazzuola si fece coraggio, e spifferò fuori tutto: e contò su, tutto: e anche la 
storia della lotteria, col viaggio in Palestina per il prete vincitore della lotteria. Ché non soltanto i 
Filiberti e Romolo e Remo erano stati tirati in ballo dalla beffarda inventiva del bancarottiere, 
nonché inventore della corazza parapalle ed eporapsodo: Romolo e Remo, ben s'intende, con 
contorno di Amerigo Vespucci, di lupa, di aquile: e il leone di San Marco [...] e altri volatili e 
quadrupedi e sassi e pirocorvette del mito e della storia; ma neppure Goffredo di Buglione e il 
Santo Sepolcro furono lasciati in pace (L'A, p. 314; il corsivo è mio). 
Sono proprio le figure mitiche evocate dai truffatori che fanno cadere in inganno la 
gente (preti
23
 e milanesi). Nella quinta e nella sesta citazione "mito" ha ancora il 
medesimo significato, indica cioè l'insieme delle immagini leggendarie di un popolo. Se 
nella quarta citazione si riferiva al popolo italiano, nelle prossime due si tratta del mito 
del Serruchon (L'A, p. 385 e 401). In entrambi i casi "mito" è inserito in un contesto 
ironico: «Parallelamente a ciò, nel mito e nel folklore del Serruchon si fece strada l'idea 
che il pianoforte sia strumento pericolosissimo, da carrucolar fuori in giardino senza 
perdere un istante, non appena si vede venire un temporale» (L'A, p. 385) e «Nel mito e 
non folklore locale [...] si seguitò a credere e a sostenere, a Lukones, fosse stata la 
spada del pesce-spada a perforare la parete del duodeno» (L'A, p. 401). Possiamo 
concludere dunque che Gadda inserisca "mito" riferito alla guerra (primi tre casi) e in 
un contesto ironico (ultimi tre casi). Sono miti contemporanei e non greci o latini a cui 
si riferisce. È importante notare come "mito" sia usato non in riferimento a opere 
letterarie, a fonti, ma abbia un valore politico e sociale. È un mito concreto di cui parla 
Gadda, come afferma lui stesso in un' intervista al microfono del 1950:  
Capii che dovevo stringere entro più severi limiti la descrizione e l'invettiva, e far posto nelle mie 
note alla immatricolazione dei "tipi" umani, dei "personaggi", umani o mitici o bestiali, e delle loro 
impagabili vicende.
24
23
 Torneremo su questo episodio nel capitolo 7 La figura del prete. 
24
 C.E.
G
ADDA
, Intervista al microfono, in Id., I viaggi e la morte, Milano, Aldo Garzanti, 1958, pp, 93-
96 (a p. 94). 
14
Assumiamo come ipotesi di lavoro questa affermazione: che la descrizione tramite il 
mito sia un modo per parlare della realtà. 
Torniamo ora alle schede. Esse contengono altri elementi che non figurano nella 
tabella allegata, ma che spiego brevemente per illustrare il modo in cui ho operato. Ho 
innanzitutto riportato per intero la citazione che contiene l'elemento mitologico. Per 
poter organizzare il materiale raccolto ho indicato accanto ad ogni lemma la funzione 
stilistica, la parola chiave della citazione, e a che cosa si riferisse. Ho potuto così 
individuare un leitmotiv, la società musogonica (che sarà analizzata nel capitolo 5), e le 
funzioni stilistiche principali, che esamineremo nel prossimo capitolo. 
Come detto nell'introduzione, una difficoltà con cui si scontra questa ricerca è la 
mancanza di letteratura critica sull'argomento. Mi sembra però importante segnalare 
due saggi. Il primo è l'intervista intitolata Emilio e Narciso
25
 dove Gadda propone il 
mito di Narciso e ne commenta le varie fonti; mostra proprio come Gadda stesso 
proceda nei confronti della mitologia. Il secondo è il saggio di Rinaldi intitolato I 
dioscuri senza Leda;
26
 è un'analisi del mito dei Dioscuri nell'opera giovanile di Gadda, 
volta a dimostrare l'importanza dell'influsso di D'Annunzio; il mondo mitologico è 
presentato attraverso il filtro di un altro autore. Questo studio è dunque tematicamente 
affine ma l'approccio diverso non offre molti spunti per questa ricerca. 
3.2
F
UNZIONE STILISTICA DEGLI ELEMENTI MITOLOGICI
Sono state riconosciute sei funzioni stilistiche: ekphrasis (3.2.1), metafora 
(3.2.2), paragone (3.2.3), elenco (3.2.4), epigrafe e citazione (3.2.5). Ordinando gli 
elementi secondo queste categorie, rimarrebbero esclusi solo quelli del capitolo Teatro, 
in MdF, che si riferiscono ai personaggi teatrali (una ventina), come Sardanapalo o 
Agamennone, che non verranno però considerati in questa analisi. Le principali funzioni 
stilistiche sono l'ekphrasis (una ventina gli elementi schedati), la metafora (una 
cinquantina) e il paragone (una quindicina); l'elenco ricorre poche volte (cinque), 
mentre epigrafe e citazione sono un hapax.
27
25
 C.E.
G
ADDA
, Emilio e Narciso, in Id., I viaggi e la morte, cit., pp. 215-33 (a pp. 223-33). 
26
 R.
R
INALDI
,
I dioscuri senza Leda, cit. 
27
 Se aggiungiamo le dodici schede del campo semantico di mito e le quattordici della società 
musogonica, si arriva al totale approssimativo di centocinquanta schede. 
15
Procediamo dunque all'analisi della microstruttura per vedere come Gadda 
proceda nei confronti della tradizione, e vediamo se l'ipotesi precedentemente avanzata, 
secondo la quale Gadda non sia direttamente interessato al mito ma che si serva degli 
elementi mitologici per parlare d'altro, è verificata. 
3.2.1 Ekphrasis 
L'ekphrasis è la descrizione non di paesaggi o situazioni ma di oggetti 
concreti.
28
 Nel corpus  considerato vi sono 20 riferimenti mitologici usati per la 
descrizione. Si tratta in particolare di statue e dipinti, visti nei vari musei, di cui Gadda 
narra nella seconda parte del CdU, Crociera mediterranea. Vi sono anche alcune 
descrizioni di fontane, come quella in La festa dell'uva a Marino, in CdU, e ricorre la 
statua funeraria di Saturno, che viene meticolosamente ripulita dall'Adalgisa in F220 e 
in L'A. Sarebbe estremamente interessante studiare come Gadda procede nei confronti 
delle opere artistiche (ma uno studio monografico sarebbe opportuno): quando la 
mitologia diventa vivente, nel senso di tangibile o comunque reale, colpisce in modo 
forte l'immaginario gaddiano, tanto che l'autore si serve delle statue e delle fontane 
viste per creare metafore e paragoni. Le visite ai musei non sono semplicemente 
annotate e poi dimenticate, ma sedimentano nella mente di Gadda. Emerge nell'ekprasis 
l'amore per il mondo classico e per l'arte greca e romana, che sembra essere una sua 
fissazione: «D'altronde quella del Museo Nazionale è una vecchia mania, da cui, lo 
sento, non guarirò più»(CdU, p. 188).  
Il modo in cui Gadda descrive fa sorridere il lettore: il sorriso nasce a volte dalla 
brevità delle descrizioni (che risultano quasi un'enumerazione), oppure 
dall'aggettivazione scelta per connotare le varie statue, talvolta dalla poeticità con cui 
egli si esprime (l'innescamento di un registro più alto comporta un effetto comico), o 
ancora dai commenti che aggiunge en passant (vedi numerosi esempi in CdU, p. 188).  
Gadda descrive e allo stesso tempo si nega la possibilità di fare delle descrizioni; 
afferma infatti «celebrare il molle splendore di lei [l'Anadiomene Rodia] [...] non è 
compito che spetti alla nostra scrittura» (CdU, p. 205). Su quale sia il suo vero scopo si 
28
 Per vedere i diversi tipi di descrizione vedi in H.
L
AUSBERG
,  Elemente der literarischen 
Rhetorik, Ismaning, Max Hueber, 1990, la voce "ekphrasis". 
16
tornerà più volte in questa analisi. Importa ritenere che Gadda non vuole che la 
mitologia diventi una fonte solo per le descrizioni.  
3.2.2 Metafora 
Circa una cinquantina di metafore sono costituite da elementi mitologici (così 
dalle mie schede); è questa la funzione stilistica predominante. Gadda si serve dunque 
della mitologia per non parlare direttamente di qualche cosa; o  potremmo anche dire  
per parlare indirettamente di qualche cosa. La mitologia è come una maschera che viene 
calata su un argomento. Ma volte è tanto deformante che non si riesce a riconoscere il 
volto di chi la porta (e dunque il tema non emerge mai in modo chiaro); altre volte le 
fessure degli occhi sono tali da permetterci di riconoscere la persona che indossa la 
maschera. La maschera, proprio come la metafora, permette di assumere atteggiamenti, 
di dire certe opinioni, senza venir riconosciuti e dunque senza correre rischi. La 
metafora permette a Gadda non solo di esprimersi su un certo tema (come ad esempio il 
comportamento degli ufficiali in guerra) senza esporsi, ma è la chiave d'accesso per 
affrontare un determinato tema, che senza la metafora, apparirebbe in modo diretto e 
comporterebbe dei problemi (con il regime fascista o più semplicemente con le 
aspettative del pubblico). Soltanto la metafora mitologica rende certi argomenti dicibili. 
La metafora ricorrente è quella che descrive la società milanese come "società 
musogonica" (vedi capitolo 5). 
Sovente l'uso in metafora della mitologia serve a creare un effetto parodico. È il 
caso di quando Gadda parla dei soldati che ritornano molti anni dopo la guerra dalla 
Russia. Il loro rientro fa perdere la pensione alla moglie, che nel frattempo si credeva 
vedova, e che, insinua Gadda, «aveva preso a filare e a tessere, alla facciazza di 
Penelope»
29
( MdF, p. 78). Questa metafora allude al fatto che la moglie stava forse 
cedendo a nuovi amori, proprio il contrario di Penelope, che invece disfaceva quanto 
aveva tessuto per non sposare i pretendenti. Oppure i personaggi sono definiti in modo 
metaforico e parodico, come i lavoratori della Confidenza, i lucidatori dei parquets 
29
 Cfr. il commento di Rinaldi sulla figura del "reduce ulissiaco", in R.
R
INALDI
,
I dioscuri senza Leda, 
cit., pp. 55-57. 
17
milanesi, che sono detti «alunni [...] di Hermes carrucolatore»
30
 (L'A, pp. 105-06); o i 
giornalisti che scrivono sul "Corriere della Sera" presentati da Gadda come «i 
minotauri» (F220, p. 36).  
In generale si può affermare che la mitologia nelle metafore è usata in due modi. 
Mi permetto di definire topico il primo: è il caso dell'utilizzo di Morfeo per indicare il 
sonno, o di Penelope come moglie che attende il ritorno del marito (come visto sopra 
nell'esempio da MdF, p. 78), o quando chiama l'Etna «solitario gigante» (CdU, p. 189); 
è una metafora abbastanza scontata che rientra quasi nei modi di dire. Il secondo uso 
crea invece stupore: ad esempio quando parla della tavola da lavoro al Politecnico, 
definendola «la mia rubinettifera e milanese Penelope»
31
 (CdU, p. 151), oppure la 
presentazione del macellaio Fumagalli (L'A, p. 113-14) come «Oromedonte in camice» 
(riferendosi cioè al titano Giapeto) o come «Briareo prosciolto»; la metafora è ricercata 
e inusuale: non solo per l'accostamento di significato e di stile, ma anche per 
l'aggettivazione della figura mitologica. La novità consiste proprio nell'accostamento di 
un termine aulico a uno basso.
32
Non si può parlare di un uso univoco della metafora, poiché un elemento 
mitologico in metafora non indica sempre lo stesso personaggio o la stessa situazione.
33
Questo procedimento va forse letto alla luce di quanto Gadda afferma in un'intervista 
del 1950: «le figure, talora, diventano simboli: e io aborro dal personaggio-simbolo, 
come aborro dal personaggio-araldo»
34
. Se Gadda avesse sempre indicato un 
personaggio con lo stesso elemento mitologico si sarebbe appunto creata una figura-
simbolo. 
30
 Roscioni afferma: «L'estro goliardico di Gadda si sbizzarrirà, per esempio, ad affibbiare buffi attributi 
ed epiteti agli dei del mondo pagano ([...], "Minerva Chilifera", "Hermes Carrucolatore" [...])», in G.
C.
R
OSCIONI
, La disarmonia prestabilita. Studio su Gadda, Torino, Giulio Einaudi, 1969, p. 122. 
31
 Citando proprio questo passaggio Silvestri scrive: «con vertiginosa moltiplicazione dei piani, Gadda 
realizza qui nella sua scrittura un'"esplosione" (come si dice in termine tecnico) in diverse prospettive del 
pezzo meccanico disegnato e ridisegnato pazientemente (e la pazienza estrema è esplicitata dalla metafora 
della tela di Penelope)», A.
S
ILVESTRI
,  Gadda studente di Politecnico e ingegnere,in  Per Gadda il 
Politecnico di Milano. Atti del Convegno e Catalogo della mostra. Milano 12 novembre 1993, a cura di 
A.
S
ILVESTRI
, Milano, Scheiwiller, 1994, pp. 41-58 (a p. 43). 
32
 G.
C.
F
ERRETTI
, Ritratto di Gadda, cit., pp. 76-77. 
33
 A volte un personaggio è definito sempre con la stessa metafora, ad esempio Ugo Betti nel CdU è 
sempre indicato con "Apollo", oppure il sonno che è sempre personificato da Morfeo; ma "Apollo" non 
indica sempre Betti, né "Morfeo" sempre il sonno.  
34
 C.E.
G
ADDA
, Un'opinione sul neorealismo, in Id., I viaggi e la morte, cit., pp. 211-13 (a p. 211). 
18
Sarebbe interessante studiare sistematicamente la metafora nell'opera gaddiana, 
perché non sono solo metafore usuali o topiche che l'autore impiega. Esse rivelano una 
buona conoscenza della mitologia, in particolare greca e romana.
35
 Gadda non utilizza 
però miti, ma solo personaggi mitologici, e non è quindi possibile determinare a quali 
letture si ispiri e quali lo abbiano particolarmente influenzato. Tramite gli elementi 
schedati non è possibile ricostruire le fonti letterarie.  
3.2.3 Paragone 
Una quindicina di volte Gadda ricorre nei quattro romanzi esaminati agli 
elementi mitologici per costruire un paragone. Quanto affermato per la metafora vale 
anche per questa figura: vi è un doppio uso, topico e innovativo. La maggior parte dei 
paragoni sono piuttosto usuali, come i diavoli in scena paragonati ai fauni (MdF, p. 15), 
gli uomini che il giorno del Giudizio vorranno incantare con le loro parole come 
Alcibiade (CdU, p. 120), la cima tra le nebbie dei monti come la testa di Giove tra le 
nuvole (CdU, p.148), le perle della collana dell'Adalgisa come albicocche dell'Ade
36
(F220, p. 175 e L'A, p. 548), l'avvocato Cazzuola che gonfia le gote come Atena 
flautante (L'A 312), il cane che latra come Agamennone (L'A, p. 328), Elsa bella come 
un'immagine musiva (L'A, p. 499). Il secondo uso è dato dai paragoni meno topici, che 
come le metafore non colpiscono per la ricercatezza del termine di paragone, quanto 
piuttosto per l'accostamento degli elementi paragonati; ad esempio la signora Vigoni 
prende posto nella disperazione dell'Adalgisa come i penati nella nicchia (F220, p. 
173), Zavattari guarda Bruno come un oracolo (F220, p. 181), l'istinto materno è come 
la voce dei profeti e delle sibille (L'A, p. 371), il cibo in eccesso nuoce allo stomaco 
come i Danai entro Troia (L'A, p. 397), Bruno dopo l'incidente coi cioccolatini sembra 
un'ombra pentita di aver attraversato lo Stige (L'A, p. 444). Anche la connotazione 
delle figure mitologiche è interessante: Giove è «coglione» (CdU, p. 148), Atena è 
«flautate» (L'A, p. 312). Compare di nuovo un effetto parodico. A poco a poco la 
35
 Scrive Pecoraro: «Le coincidenze fra l'elenco dei classici e quello degli autori studiati anche a scuola 
non indicano una cultura scolastica in senso riduttivo; se di cultura liceale si tratta, lo è nel senso più alto: 
ci sono potenzialmente infiniti modi di leggere e assimilare autori come Dante o Shakespeare» (A. 
P
ECORARO
, Gadda, cit., p. 36). 
36
 Questo paragone meriterebbe di essere studiato con più attenzione; cfr. anche
F.
B
ERTONI
, Gioielli, in 
Id., La verità sospetta, cit., pp. 151-65. 
19
parodia si delinea come fil rouge di questa analisi: è questo l'intento che Gadda vuole 
raggiungere utilizzando la mitologia.  
3.2.4 Elenco 
Poche volte (cinque le mie schede) i nomi di dei o eroi mitologici compaiono in 
un elenco.
37
 Gadda all'inizio della Crociera mediterranea dice: «Voglio Eschilo, voglio 
Nausicaa, voglio le Sirti, voglio Scilla, voglio Cariddi...» (CdU, p. 182); li vuole per 
cominciare la sua avventura mediterranea, come se il viaggio dovesse essere 
accompagnato da queste presenze mitologiche. Un altro elenco è presenta nella 
discussione dei passeggeri sul treno (CdU, p. 268): si odono i nomi di Achille e 
Menelao tra varie parole non articolate tra loro a formare un discorso compiuto (si ha 
piuttosto l'impressione che ci siano riferite delle parole pescate qua e là dalla 
discussione).
38
 Quando la Confidenza arriva per la lucidatura dei parquets a casa 
Cavenaghi, i suoi operai devono spostare una quantità enorme di oggetti «della 
prudenza e della demenza domestica» (L'A, p. 301), tra questi vi sono anche 
«bomboniere, Lari, leonesse, orologi a pendolo» (L'A, p. 301). Anche qui 
l'enumerazione sembra stravagante o disarmonica (e poco sensata). Un altro breve 
elenco descrive le incombenze dei domestici della famiglia Cavenaghi, chiamati «a 
spolverare la santità un po' malinconica dei Lari,
39
 a mutar l'acqua al canarino» (L'A, p. 
318). 
Quando Gadda propone queste enumerazioni sembra non avere molta 
dimestichezza con gli elementi mitologici, ma usarli perché arricchiscono il discorso. 
Abbiamo visto invece che Gadda conosce la mitologia. Che la usi forse nello stesso 
modo in cui è impiegata nella conversazione borghese?
40
 Dei termini che non si 
padroneggiano, ma che inseriti in modo sporadico innalzano e nobilitano il discorso, e 
danno un'impressione di cultura a chi li ascolta. Questa idea è nata dalla lettura del 
37
 Più in generale sull'enumerazione cfr. G.
C.
R
OSCIONI
,  Singola enumerare, in Id,, La disarmonia 
prestabilita, cit., pp. 24-55 (in particolare pp. 24-26). 
38
 Vi è un elenco nella parte intitolata Dossier del F220, a p. 260, che essendo escluso dal corpus non 
verrà trattato. 
39
 Questa presenza dei Lari nella descrizione della sfera domestica ritorna anche nella Cognizione del 
dolore e nel Pasticciaccio (cfr. G.
C.
R
OSCIONI
, La disarmonia prestabilita, cit., pp. 129 e 138-39). 
40
 Occorre qui fare un'importante precisazione. In quest'analisi si parlerà più volte di "borghesi" e 
occorre intendere i "nuovi ricchi", la cui cultura non è più che una patina fatta di luoghi comuni. 
Normalmente si tratta dei borghesi di Milano. 
20
capitolo  Dal golfo all'Etna, quando descrivendo la crociera Gadda riporta le parole 
della guida turistica:  
"Qui la première dei Persiani, nel 480, a celebrare la battaglia d'Imera!...", urlava nel teatro il 
solerte psicopompo. 
"Qui Eschilo...": tutti si voltavano per Eschilo; ma poi chi di qui, chi di là. La mandra non era 
facile da contenere e da catechizzare (CdU, p. 189). 
Chi partecipa alla crociera sono i borghesi, coloro che si interessano della cultura 
musiva (vedi capitolo 5). Pare impossibile che non sappiano chi sia Eschilo eppure 
Gadda li dipinge in questo modo. L'autore vuole mostrare che i borghesi non conoscono 
i termini che usano nella conversazione: non sono certo gli impiegati della Confidenza 
né le domestiche brianzole a parlare di «lari». In entrambi i casi, come nel discorso sul 
treno, il ricorso a un termine della mitologia crea un effetto parodico. Gadda sembra 
farci intendere che dietro ai nomi non vi siano veramente dei riferimenti precisi, una 
solida cultura (come vedremo nel capitolo Il credo nel Politecnico) e che quindi i 
borghesi
41
 usino a sproposito i termini alti. Si delinea dunque un nuovo elemento 
centrale per la nostra analisi: i termini mitologici sembrano essere usati per fare della 
parodia sulla borghesia. 
3.2.5 Epigrafe e citazione 
Nelle opere considerate vi è una sola epigrafe, posta all'inizio del capitolo 
Manovre di artiglieria di campagna, e in essa è presente l'aggettivo "mitologico": «Tiri 
di batteria: da 75 e da 100. Descrizione magnificata da due ipotiposi mitologiche e da 
diverse locuzioni dell'uso raro» (MdF, p. 23). Si è cercato nel capitolo a che cosa si 
riferissero le due descrizioni mitologiche: una indica certamente il generale
42
 definito 
sempre tramite la metafora dell'alunno di Marte; l'altra non so se riferirla al «manzo 
sardanapalesco» (mi sembra l'ipotesi più attendibile) o al cavallo che ha nome Gorgo. 
Che Gadda scelga di esplicitare nell'epigrafe il suo modo di narrare, definendolo 
arricchito da descrizioni in chiave mitologica, è un grande suggerimento al lettore, ma è 
un segnale ancora più importante per la nostra indagine. Gadda afferma, e lo fa 
41
 Vedi nota precedente. 
42
 Cfr.
G.
C.
R
OSCIONI
, Che cosa è un generale, in Id., La disarmonia prestabilita, cit., pp. 94-120. 
21
nell'epigrafe,
 43
 che la presenza di elementi mitologici sono una componente voluta e di 
forte significazione, a cui ricorre per dire altro. 
Nel corpus considerato compare un'unica citazione latina: «Dum rediens fugat 
astra Phoebus» (CdU, p. 236). È l'ultimo verso del carmen 3, 21 di Orazio, dall'incipit 
O nata mecum consule Manlio. Questa citazione ha un valore metaforico e di paragone: 
come il sole fa partire le stelle, così la festa dell'uva deve far scomparire i pensieri di 
morte di Gadda. È significativo che proprio nell'unica citazione come nell'unica 
epigrafe compare un elemento mitologico. 
3.3
G
ADDA E LA TRADIZIONE CLASSICA
In questo capitolo sono stati presentati gli elementi mitologici, schedati 
all'interno delle opere considerate, e sono state brevemente schizzate le loro funzioni 
stilistiche. Dalla ricerca risulta una preferenza per la mitologia classica (più greca che 
romana) che sembra essere usata prevalentemente in modo metaforico e come paragone. 
Un primo importante risultato è che la mitologia è una componente significativa 
per Gadda, (come egli stesso segnala nell'unica epigrafe) a cui ricorre in modo 
ragionato per costruire la narrazione.  
Secondo: è stato accertato che Gadda non si interessa al mito ma ai personaggi 
mitologici. Per questo motivo è impossibile ricostruire le letture gaddiane, ma appare 
evidente la conoscenza di episodi mitologici famosi, di eroi e dei importanti, 
sicuramente acquisita tramite la lettura di opere classiche, ma anche attraverso viaggi e 
visite a musei. 
Terzo: la mitologia non è una fonte letteraria per Gadda. Non è quindi possibile 
svolgere un'analisi di macrostruttura, poiché non vi sono modelli narrativi a cui si rifà 
in modo evidente. Non si ispira alle letture per scrivere, non narra prendendo spunto da 
un episodio mitologico, ma narrando ricorre al mito per dare un'intonazione, un taglio 
particolare a ciò che lo interessa.  
Quarto: la mitologia è usata come elemento retorico, non tematico,: sovente vi è 
l'accostamento aulico-prosastico (l'aggettivazione è grottesca o ironica). Se da una 
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 Per l'importanza della sede epigrafica cfr. G.
G
ÉNETTE
, Seuils, Paris, Éditions du Seuil, 1987, pp. 145-
49. 
Details
- Seiten
- Erscheinungsform
- Originalausgabe
- Erscheinungsjahr
- 2004
- ISBN (eBook)
- 9783836629690
- Dateigröße
- 573 KB
- Sprache
- Italienisch
- Institution / Hochschule
- Universität Basel – Philosophisch Historische Fakultät
- Erscheinungsdatum
- 2014 (April)
- Note
- 1,0
- Schlagworte
- carlo emilio gadda mythos religion quellenarbeit fonti
- Produktsicherheit
- Diplom.de
 
					